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U12 Lo sport che ci piace

02 giugno 2019

Giornata del minirugby lombardo 2019
Rugby Franciacorta ASD a Gussago e Ospitaletto (Bs) 

LO SPORT CHE CI PIACE

Molti genitori si pongono una domanda, la domenica mattina; con l’andare degli anni anche numerosi figli. Forse anche più d’una, magari numerose, ma nel complesso riconducibili a una: "Ma chi me l’ha fatto fare?” Cosa può dunque spingere un individuo medio, al termine di una settimana per gran parte delle persone impegnativa sul fronte del lavoro, nei doveri e piaceri dell’accudimento familiare, nella gestione della miriade di incombenze sempre più concentrate in una porzione di tempo ogni giorno minore, a lasciare il tepore del proprio letto a un orario improbo e affrontare spostamenti, eventi climatici e quanto altro il destino ha in serbo per lo spensierato nucleo familiare? Il rugby, sarebbe la risposta più ovvia. Però, dietro la prevedibile affermazione una serie di peculiarità e valori si affollano. Si desidera perciò evidenziarne uno tra questi, particolarmente rilevante e determinante. Lo si farà con un esempio in negativo, capace di far emergere proprio la qualità così unica di questo sport. 

A Ospitaletto (BS) si è tenuta una parte della Giornata del Minirugby Lombardo 2019, grazie all’impeccabile organizzazione del Rugby Franciacorta ASD. Giornata assolata, le cui soli nubi erano procurate dalle braci sopra le quali le salamelle sfrigolavano già di buon’ora. Un’ampia gradinata coperta consentiva a familiari, amici e semplici spettatori di assistere al succedersi delle gare dei giovani atleti, nel consueto clima amichevole e scherzoso. Sul campo, nelle pause, coll’aumentare della temperatura e del calore, bambini, allenatori e accompagnatori facevano la fila per bagnarsi il capo e trovare sollievo dal primo calore improvviso. Forse causato dal solleone, a mezzogiorno, un inspiegabile incidente. Un alterco in campo tra due bambini, appena sopra le righe, provoca l’intervento brusco di un allenatore. Gli fa subito seguito l’ingresso in campo dell’allenatore avversario, che si avventa addosso alla controparte. Un breve parapiglia, tanto repentino, quanto inatteso e spiacevole. Arbitri e responsabili dell’organizzazione intervengono. La lite prosegue con voci grosse. Un allenatore di un’ulteriore squadra rimprovera severamente e ad alta voce i due facinorosi e rincuora i bambini delle due squadre, tanto frastornati quanto angustiati. Dagli spalti sale un boato di riprovazione. Gli organizzatori con calma e fermezza allontanano i due protagonisti dell’episodio riprovevole. 

Quante volte altri sport ci hanno abituato a vedere scene in campo e sugli spalti più degne di un’arena gladiatoria che di una competizione ludica? In quante occasioni abbiamo letto o assistito a un’ondata di violenza che dal campo si propaga agli spalti, o viceversa? Con che frequenza è capitato di vedere un’occasione di gioco, confronto e crescita divenire un conflitto senza alcun vincitore, ma la sola sconfitta del rispetto, della correttezza, e dell’onestà? Ecco. Nella calma mediazione degli organizzatori, nel rimprovero addolorato dell’allenatore, nel boato di rifiuto del pubblico credo sia giusto leggere quello che il rugby, positivamente, è: il riconoscimento della uguale dignità dell’avversario e del compagno, l’affermazione della fratellanza nella differenza, la lotta come confronto con la controparte. Non la sua negazione. In questa reazione tanto immediata, quanto spontanea, si può forse leggere la migliore cultura dello sport. D’altra parte, una delle più celebri frasi sostiene che "il rugby non è solamente uno sport, ma uno stile di vita”. Domenica, a Ospitaletto, è stata la migliore occasione per dimostrarlo insieme. E darsi la migliore risposta alla domanda posta al suonare della sveglia.

Francesco Pitassio

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