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Il rugby che cambia - Visto dal Mediano di apertura

14 giugno 2020

Il rugby che cambia - Visto dal Mediano di apertura

 
Si incasellano i contributi dai vari ruoli da molti amici che ci raccontano il loro rugby rispetto il rugby di adesso.
E' la volta di Gianni Fiammengo che ha giocato mediano di apertura nella seniores degli anni 80. Le sue riflessioni sfiorano solamente l'aspetto tecnico per affrontare più in profondità l'essenza del rugby e la sua filosofia immutata.
 
 
Non ricordo neanche più il numero di volte in cui mi è capitato di dover spiegare, qualche volta anche a me stesso, le ragioni che mi spingevano ad alzarmi la domenica mattina presto, magari con il freddo, per andare a giocare a rugby in qualche campo fangoso del nord Italia.  Perché il rugby è difficile da spiegare e non solo per le regole che cambiano ogni anno. E’ difficile spiegarlo perché molte delle ragioni che ci hanno fatto innamorare di questo sport non si vedono, ma si sentono, si percepiscono, si provano.
Il rugby di 30 anni fa, il mio rugby,  è ormai solo un parente di quello attuale, un parente neanche troppo prossimo. Le differenze fra ruoli si son fatte meno evidenti, si son ridotti i singoli ambiti di libertà dei giocatori a favore di un gioco che ormai o è assolutamente di squadra o non è.
Ma l’essenza del rugby non è cambiata, anzi queste evoluzioni del gioco hanno reso ancor più forti le ragioni per appassionarsi a questo sport: il rugby continua ad essere l’affascinate metafora di una società più giusta. Perché in un campo di rugby non conta da dove vieni, qual è il tuo titolo di studio o quante carte di credito hai nel portafoglio, conta solo quanto puoi dare alla squadra. Perché in una squadra di rugby quello che dai alla squadra non è solo quello che sei capace di dare sul campo. Perché a rugby o capisci di essere solo uno dei 15 o non vai da nessuna parte. 
Insomma il campo da rugby è un posto dove l’io, per vincere, deve diventare per forza un noi. E se poi non basta per vincere allora vuol dire che gli altri eran più forti. A rugby non ci son storie: 99 su 100 vincono i più forti. 
E allora è facile capire come in un ambiente basato su questi principi si costruiscono legami forti e profondi che durano nel tempo. Perché se alla lealtà delle regole e delle relazioni si sommano le mazzate prese insieme in qualche campo del lombardo-veneto, beh il gioco è fatto, si rimane amici per la vita. 
E quindi scalda il cuore sapere che centinaia di ragazzi di San Donato possono entrare in contatto questo mondo anche grazie all’impegno e alla passione di qualcuno dei miei vecchi compagni del Rugby San Donato, la nostra grande squadra, che se non avessi preso il palo con quel drop.... Ma questa è un’altra storia…
 
Gianni Fiammengo
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