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UNO DI NOI: Pablo Pascuali, un “Ñandù” in terra italiana

29 maggio 2012

Pubblichiamo l´articolo uscito mercoledì scorso su La Nación uno dei principali giornali paraguaiani (di Oscar Villalba, traduzione di Roberto Fossati). Leggi l'originale.

 

 

Il rugby, oltre che uno sport, è una fantastica scuola di vita

 

 

Dopo alcuni anni di gioco e risultati in Italia, il guaranì Pablo Pascuali, che respira rugby fin dalla nascita, ritorna in Paraguay, carico della grande esperienza e dei risultati nel competitivo rugby italiano,  "che si trova in un’epoca di transizione e che raccoglierà i suoi risultati in una decina di anni”, dice.

 

Com’è stato il tuo rapporto con i Mastini di Milano?

- Per  motivi estranei al  nostro  sport  sono  venuto  a  vivere  da  due anni a  Milano.  Così mi  sono messo  in contatto con la squadra dei Mastini Rugby, che gioca il campionato regionale lombardo di serie C, una delle tre principali regioni a livello rugbystico.

 

 

Avete vinto un’importante partita al tuo addio. Cosa è successo?

- La squadra dei Mastini Rugby, nonostante una rosa molto giovane che gioca il campionato lombardo da soli  cinque  anni,  ha  coronato  la  fantastica  stagione  2011/12  battendo  36-22  la capoclassifica  del campionato, l’ASR Milano, squadra che, per esempio, ha formato vari giocatori della nazionale. Grazie a questo,  la  mia  squadra  ha  finito  il  campionato  piazzandosi  per  la  prima  volta  nella  parte  alta  della classifica, al terzo posto di un girone molto difficile.

 

Com’è il livello in Italia?

- La categoria principale in Italia è il campionato di "Eccellenza”, da dove provengono i selezionati della nazionale. A seguire ci sono la Serie A, la Serie B e, per ultimo, la Serie C. Il livello è abbastanza alto e, ovviamente, cresce al crescere la categoria. Rapportandomi al nostro campionato, per quanto mi riguarda direi che le battaglie più dure della mia carriera credo di averle condivise con i compagni del Cristo Rey Rugby nel torneo paraguayano o con la nazionale paraguayana. Alla mia età considero questa esperienza nulla più di un faticoso divertimento.

 

Come vedi, secondo il tuo punto di vista, il rugby di questo paese?

- Nonostante  l’Italia  sia  vittima  di  una  crisi  economica  molto  pesante,  che  sempre  coinvolge  il  nostro sport,  è  invidiabile  lo  sviluppo  del  rugby  che  segue  da  vicino  quello  del  rugby  francese.  Anche  se  la tradizione  rugbystica  non è  radicata come la  nostra,  è facile  notare come ogni giorno  si  creano  nuovi club  in  tutto  il  territorio  e  di  quanto  siano  migliorati  gli  Azzurri  a  livello  mondiale  per  farsi  un’idea  di come  il  lavoro  metodico,  la  formazione  continua  degli  allenatori  secondo  la  medesima  filosofia  e l’applicazione in maniera intelligente dei concetti per il suo sviluppo e la sua promozione possano dare i loro risultati a medio e lungo termine.

 

Hai avuto anche la opportunità di fare l’allenatore in Italia?

- Ho  avuto  la  fortuna  di  essere  incorporato  come  allenatore  nei  Porcospini  del  Rugby  Metanopoli  a Milano,  un club  che  conta  solo  su  squadre  del  settore  infantile  e  giovanile,  che  sta  giocando  da poco meno di tre anni. Inoltre  sono  stato  assistente  alla  mischia  della  mia  squadra  senior,  i  Mastini  Rugby,  aiutando  gli allenatori Massimo Bortolotti (con esperienza di giocatore in New Zealand) e Marco Longhi.

 

Come definiresti il tuo trascorso nel rugby europeo?

- Una bella pazzia…totalmente inaspettata. Forse non l’ho vissuta come esperienza massima a livello di competizione,  mi  è  servita  per  rendermi  conto  che  il  rugby  ti  apre  le  porte  di  qualsiasi  luogo,  senza conoscere nessuno, parlando poco la lingua, ecc… non importa, la palla ovale parla da sola. Questa esperienza mi conferma che il rugby, oltre che uno sport, continua a essere una fantastica scuola di vita. Guardandomi indietro, mi aiuta a ricordare con gratitudine ogni allenatore e ogni compagno di squadra con il quale ho condiviso la vita. In definitiva, l’ho vissuta come un ultimo capriccio avventuroso, un regalo d’addio per questo veterano "Ñandù” che non riesce a togliersi la palla ovale dal cuore.

 

Come consideri la preparazione di tecnici e giocatori in generale?

- È chiaro che hanno un sistema di formazione degli allenatori che segue la stessa linea metodologica per essere  trasmessa  ai bambini  e ai  giovani  di  tutto  il paese. Hanno  scelto lavorare  in  maniera  principale "sulla testa” del bambino, fargli cercare la meta a ogni costo e in qualsiasi situazione, prendere decisioni sotto grande pressione durante il gioco; ovvero, stanno allenando mente e corpo di giocatori, che non provengono obbligatoriamente da famiglie di tradizione rugbystica e che inoltre iniziano a giocare in età più avanzata rispetto alla Francia e alle isole britanniche. Personalmente credo che se continueranno a perseguire questa strada, in dieci anni vedremo un Italia a un livello superiore e ben consolidata fra le prime dieci nazioni al mondo.

 

 

Per saperne di più

 

Il rugby, nei geni

- Pablo Pascuali Grenno (37 anni) proviene da una famiglia rugbystica; suo nonno, il colonnello Enrique Grenno, fu il primo presidente del Old King Club. Insieme ai suoi genitori e agli zii, a soli 10 anni, era presente alla cerimonia di fondazione del Cristo Rey Rugby  Club  nell’anno  1985.  Gioca  la  sua  prima  partita  in  prima  divisione  del  campionato  della  URP nell’anno 1994. Da quell’anno fino al 2009 si disimpegna come terza linea, terminando in seconda negli ultimi anni. Inoltre, possiede il record personale per essere l’unico giocatore a rappresentare il suo club in tredici occasioni consecutive nel torneo internazionale "Seven de Verano”, organizzato dal 1995 dal CRRC, cosiccome in altri sevens nazionali.

 

La carriera

- Con  gli  "Yacarés”,  sin  dalla  sua  prima  convocazione  nel  1997,  formò  parte  integrante  quasi  senza interruzione  nella terza  linea  della  nazionale  maggiore  di  rugby.  Prese  parte  alla  squadra  nazionale  di "Seven  a  side”  in  diversi  tornei  a  Paraná  in  Argentina,  a  Viña  del  Mar  in  Chile  e  a  Punta  del  Este  in Uruguay.  Come  allenatore  fu  per  due  anni  alla  guida  della  sesta  divisione  (Under  14)  del  CRRC  e Assistente  dell’Under  18  del  CRRC  durante  il  campionato  del  2008.  Attualmente,  è  allenatore  dei Porcospini  del  Rugby  Metanopoli  della  squadra  Under  14  a  Milano,  che  gioca  il  girone  regionale lombardo del campionato italiano. Il rugbista paraguayano ha giocato e allenato nel duro sport della palla ovale in Europa.

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