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La magia del trentesimo

02 febbraio 2016

QUATTORDICESIMA GIORNATA 2015-’16

EDITORIALE

La magia del trentesimo

L’intenzione di questi editoriali è quella di aiutare ad approfondire con poche battute quello che sta attorno alle partite di rugby.  Poco spazio è concesso al punto di vista tecnico, per quello trovate i report del singolo evento, ma è tanta la voglia di ragionare e far comprendere cos’è l’essenza del rugby ai molti di noi che non hanno vissuto il rugby. Nel nostro Club, come in tutta Italia, sono una ampia maggioranza. In pochi possono contare di aver il rugby nella tradizione familiare e quindi questo mondo va spiegato e fatto vivere con una guida discreta, ma chiara. Questo è quanto ci siamo idealmente proposti quando abbiamo iniziato ad affrontare questa oggettiva carenza culturale.

Oggi tagliamo il traguardo dei 14 weekend sportivi  e vogliamo tornare a spiegare la sacralità di alcune consuetudini.  

La prima è proprio nel Terzo Tempo: ancora oggi vediamo alcuni genitori che arrivano a "prelevare” i figli alla fine del secondo tempo della partita. Non c’è errore più grande. Il Terzo Tempo (in maiuscolo quando se ne parla) è un tempo a tutti gli effetti. Serve a comprendere la partita: spesso, ad esempio, i tecnici si conoscono e si confrontano sia tra loro che con la componente arbitrale. Serve a creare legami  fortissimi con i propri compagni di squadra. Serve a conoscere gli avversari e ad incontrare nuovi amici.

La seconda magia di cui vogliamo parlare è la forza del trentesimo giocatore. Nel rugby il trentesimo non è mai visto come l’ultimo di rosa. Nel rugby si ragiona come squadra composta di doppi giocatori nei quindici diversi ruoli. Per il tipo di gioco è normale , e se pensiamo alla prima linea addirittura scontato, che due giocatori si avvicendino durante l’arco di un campionato, sia durante una partita, sia durante l’intero svolgimento di un impegnativo e massacrante torneo. Ecco ora palesarsi la magia del trentesimo, nel gioco è sull'anello più debole della catena che una sapiente squadra avversaria concentra i propri sforzi per passare e prevalere. Ogni squadra è forte quanto il suo trentesimo giocatore. E solo quei Club che sanno avere quello che superficialmente si considera "trentesimo” all’altezza del primo, saranno Club capaci di coronare gli sforzi in modo vincente nell’arco di una stagione. Nessuno nega che anche nel rugby esistano i primi attori, i giocatori "over-size” in tutti i sensi, ma la verità è che questi non bastano. Questo è uno sport diverso, per concezione e per dato di fatto. Ed è per questo che noi lavoriamo duro, perchè solo se otterremo il "trentesimo” di grande livello, saremo capaci di essere davvero un Club di Rugby.

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