26 aprile 2020
Il nostro consigliere ed estremo dal calcio lungo Francesco Haardt, ora docente universitario di astrofisica, ha aperto la strada e da subito ci hanno scritto alcuni componenti della squadra che nel 1983 cominciò l’avventura della serie C2. Allora si giocava nel "campo da rugbetto” dell’Omnicomprensivo (citazione di un avversario del blasonato Rugby Lainate per via delle dimensioni del nostro campo), un rugby che non si farebbe fatica a definirlo "eroico”. Lasciamo volentieri spazio ai "ragazzi” che ci mandano i loro pensieri (straordinario che questa avvenga nonostante le botte di allora e le malattie senili). Questa settimana la testimonianza viene da Massimo Mantovani, allora mediano di mischia e oggi avvocato. Massimo è stato tra i fondatori e tra i primi sostenitori del progetto della rinascita di questo club. Seguiranno altri interventi, ognuno col proprio stile e ognuno con emozioni diverse ripensando a quello che fu.
Ho iniziato a 16 anni con gli studenteschi, con una geniale idea di Carlo Ferrarini di creare una squadra a San Donato con i ragazzi dell’omnicomprensivo di San Donato: ………Grazie Carlo!
Per me il rugby rimane parte importante della mia vita anche se la mia carriera rugbistica non ha lasciato alcun segno nella storia del rugby (neppure in quella locale!), ma questo poco conta. Quello che importa è che cosa il rugby ci ha dato per gestire la nostra vita personale futura e le persone che abbiamo incontrato giocando a rugby. Quando abbiamo iniziato da ragazzini nessuno di noi sapeva cosa fosse il rugby (più volte ho avuto dubbi che anche Carlo non lo sapesse), due di quei ragazzini hanno poi raggiunto e giocato nella nazionale italiana di rugby. Tutti noi abbiamo beneficiato di un ricordo che ci siamo poi portati fino ad oggi. Non solo ricordi, ma certamente credo che il rugby abbia inciso nella nostra vita personale formandoci ad alcuni valori come il gioco di squadra, il sacrificio per i compagni ed il rispetto delle regole. Abbiamo giocato, perso e vinto, ma soprattutto abbiamo costruito noi stessi stando insieme, aiutandoci e rimanendo amici ancora oggi con molti.
Come mediano di mischia a volte mi ritrovavo a guardare quelle "bestie” davanti, quelli della mischia, una aggregazione di corpi spesso deformi (oggi a rivederli dopo 40 anni decisamente di più). Era una stupenda sensazione, la mischia è l’essenza del rugby, tutto sembrava disordinato, ma tutto (o quasi) aveva un suo senso e il mediano si sentiva al centro. Poi all’improvviso arrivava la palla, normalmente accompagnata da un avversario che mi falciava tirandomi uno stirone.
Ciao ragazzi!
Massimo Mantovani