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Il rugby che cambia - Visto da un ala

11 agosto 2020

Il rugby che cambia - Visto da un ala

di Ferdinando Abramo
 
Un caro saluto a tutti, mi ritrovo con piacere nella scia degli altri narratori, vecchi ragazzi di un rugby un po’ vintage, quello degli anni 80.
Quello di un campionato nazionale capace di attrarre fior di stranieri che primeggiavano nelle rispettive nazionali oltre a una  Italrugby in crescita tecnica costante, cosa che la porto’ nell’attuale 6 Nazioni, seppur con un sistema complessivo di sole quattro serie A, B, C1 e C2 ma arcigne, ruvide e necessariamente selettive.
Un Movimento rugbistico basato sulla grande disponibilità e il volontariato di tutti, un entusiasmo commovente e in gran parte popolare che dal Nord degli irripetibili MAA Milano, Sanson e Petrarca Padova, passando dalla grande Aquila e poi per Roma e la Partenope Napoli, da Reggio Calabria con la Caronte RC, approdava in Sicilia con la forte Amatori Catania.

E proprio in Sicilia, in un ambito satellitare al già citato Amatori Catania ma sempre tenacemente indipendente, mi ritrovai a giocare questo strano e fantastico rugby sul campo in terra battuta del Club Rugby Milazzo, un sodalizio messo su già da una decina di anni, a quel tempo, da qualche volenteroso pioniere tornato da esperienze Britanniche o del Nord Italia, assieme a dei talenti locali allenati da vecchie glorie degli anni 40 e 50’.
Con quella generazione guadagnammo la promozione e giocammo in C1, la terza serie di allora; poi il Club ebbe altre soddisfazioni fino ai tempi recenti anche in B, dove sfioro’ la A.
Giocavo di frequente ad ala anche se capitava, come già accennato da chi mi ha preceduto in questa rubrica, di dover tappare qualche buco e dare una mano ad estremo, trequarti ed apertura. Una volta a terza linea ala! Ci si arrangiava e si sopperiva con tanto cuore…
Il percorso fu quello delle giovanili per poi giungere alla prima squadra, dove la competizione non mancava.
Nella cittadina di Milazzo, giocare al rugby a quel tempo era cool e una grande quantità di ragazzi (e ragazze) ruotava attorno alle varie squadre. L’aspetto sociale era davvero distintivo e questo poi portava a spalti pieni per partite in casa anche non di cartello. Generazioni di rugbisti, fidanzate, genitori, amici, simpatizzanti hanno contribuito al progresso del Movimento rendendolo forte e numeroso. A Milazzo, si puo' dire, nacque e c'e' adesso una certa tradizione rugbistica!
Ricordo ancora con nostalgia i sabato pomeriggio a guardare in TV Eurovisione il Torneo delle 5 Nazioni, a casa di qualche amico, con birra fresca e tartine…i nostri miti era il French Flair di JP Rives, Blanco, Ibanez, Sellà solo per citarne alcuni  ma anche i vari Rice (che ci venne a trovare!), Winterbottom, Hastings, Champ, etc…Ricordo anche asprissime partite con l’allora URSS e Romania, fortissime!
Ci allenavamo la sera, sulla terra battuta, in uno stadio di calcio di fianco al mare. La tramontana pungente d’inverno, l’odore e il suono del mare in tempesta, i bagni a fine allenamento nella bella stagione. Le partite poi erano un rito organizzato con macchine private, levatacce, pranzi al sacco e rientri addormentati. Giravamo per la Sicilia, ovviamente tra Catania (sulle pendici dell'Etna e al mitico S. Maria Goretti), Messina e Palermo con qualche capatina in Calabria (i reduci della Caronte RC) e Campania. Le finali promozione, quasi sempre perse, rappresentavano di norma la catarsi di un anno sportivo spumeggiante.
Certo il rugby di allora era forse un po’ piu’ grezzo, con qualche rissa, ma davvero atletico e con motivazione ferrea, come la passione!
Giocare ad ala, ai tempi, significava essere come delle balestre puntate e sempre cariche, pronte a scattare, non moltissimo considerate in verità se non per realizzare la meta una volta con la palla in mano! Quindi si passava da un’inattività davvero tediosa a pochi intensissimi istanti risolutivi. Stessa cosa in difesa, dove non potevi quindi mancare il placcaggio. Una specie di ON/OFF...mosche bianche nei già vituperati trequarti, c’era anche il rischio di uscire dal campo immacolati!
Poi, da Milazzo, mi trasferii per lavoro come tanti della mia generazione al Nord dove ebbi la ventura di giocare e divertirmi in seconda CUS Milano, fugacemente a San Donato Milanese con Occhini e, ancora oggi, negli Old ASR Bislunghi, un vero ricettacolo di veterani da varie serie e glorie passate, con cui ci divertiamo in Italia e all’estero, condividendo birra e amicizie comuni anche con San Donato. E rifarei tutto, senza dubbio.
Oggi posso dire con gioia e riconoscenza dovuta a tutti coloro che ho conosciuto grazie a questo incredibile sport, di appartenere a un Grande Clan, una Tribu’ allargata che parla e si riconosce nello stesso linguaggio, una rete di amici veri sparsi ovunque nel Mondo, con intese saldate sui vari campi di battaglia e accomunati dagli stessi valori. Quei valori che hanno formato la mia vita privata e professionale: in famiglia abbiamo giocato tutti e 3 i figli maschi (ho ancora negli occhi la partita di C1 col Rende, dove fummo schierati tutti e tre i fratelli); la femmina no, ma solo perché mancò l’occasione. Mio padre e mia madre i primi tifosi.
I miei figli apprezzano questo sport e l’ importanza che dà alla lealta' verso compagni e avversari (mai nemici!), al coraggio, al sostegno reciproco e la leadership di servizio, allo spirito di sacrificio corale per la meta fatta dal singolo ma come obiettivo comune…
Sono grato di poter dare il mio piccolo contributo anche nel Rugby San Donato 1981.
 W il Rugby!

Ferdinando
 

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